Promesse di Paradiso

Eva non aveva mai conosciuto l’erba e qui la mucca se n’è stupita per la prima volta. Come qui i cinghiali si nutrono accanto agli agnelli. Al rifugio Miletta si scopre non l’umanità degli animali. Ma che forse anche noi umani possiamo avere un’anima

Una mucca scende da un camion nella notte e scopre l’erba, potente come una carezza. Anzi, con una carezza, quella dei volontari del Rifugio Miletta.  Noi, questa oasi di pace e libertà per tutti gli animali (dunque umani compresi), l’abbiamo cominciata a conoscere con gli occhi di Eva un anno fa. Trascorrendo ore preziose in questo luogo e poi seguendolo sulla rete. Ora vogliamo provare a raccontarlo.

Vogliamo farlo con il passaggio del Natale, che la tradizione trasmette affidando la prima protezione di Gesù e dei suoi genitori proprio agli animali, come ci ha narrato per secoli il presepe. Nel deserto umano, fino all’arrivo dei pastori, nelle porte sbattute in faccia, nell’oscurità della notte, c’erano solo loro a confortare.

(A Greccio) arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello.

Papa Francesco

Siamo già nel momento in cui una Stella illumina la notte.

Ma dobbiamo tornare all’inizio, alla prima storia che ci ha colpiti, quella di Eva e al buio primordiale dell’umanità. La mucca, che arriva qui in Piemonte e non deve tremare di paura, né viene costretta in uno spazio dove stenta a fiatare. Viene lasciata libera di essere se stessa.

Lupi e agnelli vivranno insieme

Per la prima volta sfiora e annusa quei fili verdi che poche ore dopo, alla luce del sole, saluteranno anche il suo sguardo sorprendendola. Ci sono storie che iniziano così  ad Agrate Conturbia, in fondo a questa via fitta di vegetazione e vita. Cento storie e molte di più, perché qui si arriva, si resta in questa grande famiglia, e se si può si parte verso altri luoghi, accolti da famiglie più piccole. Non solo a seconda della specie: la specie perde senso, significato. Ognuno di questi animali è un individuo, con personalità, carattere, bisogni, doni.

In prossimità dei cancelli, il benvenuto è offerto dai gatti, che scelgono se restare all’aperto o trovare riparo nelle stanze a loro riservate in base al clima e ai loro desideri di creature ufficialmente indipendenti, che amano cedere al potere delle coccole. Poi compaiono i primi cani, ma tra di loro già si scorge qualche altro esserino che chiede attenzione. Come il cinghiale Susie o gli asinelli che dietro un altro cancello osservano.

Lupi e agnelli vivranno insieme e in pace,
i leopardi si sdraieranno
accanto ai capretti. 
Vitelli e leoncelli mangeranno insieme, 
basterà un bambino a guidarli. 

(Il profeta) Isaia

Ecco anche Emma, una pecorella che sta sgranocchiando foglie traboccanti da un tavolo; quando un gruppo di cagnolini, guidato da Lulù (i suoi occhi non vedono, ma parlano), si piazza davanti alla porta aspettando che torni fuori Alessandra Motta – che con il compagno Giorgio ha fondato e porta avanti questo luogo della meraviglia e della solidarietà tra creature -, Emma si posiziona nel drappello delle curiose.

Avvertiamo nell’aria una promessa, che si fa sempre più concreta. Ne avevamo già percepito indizi pochi minuti prima, accanto a un signore di Turbigo che ha salvato un piccolo gheppio.

Il gheppio soccorso e immerso nei colori di cui è splendido portavoce

Alessandra era arrivata e l’aveva preso con delicatezza, mettendolo in un trasportino mentre il rapace cercava di cogliere un particolare che lo rassicurasse sulla sua avventura non voluta. Il mio sguardo e quello del fotografo Daniele Belosio si erano uniti a quello di quest’uomo gentile, mentre pochi metri più in là veniva ritirato amorevolmente un cagnolone abbandonato.

Troverà casa…

Ce lo diciamo e ce lo ripetiamo, non solo per consolarci, osservando questa che già è una casa per tanti animali. 

Una promessa, appunto, perché affiora quella scritta dal profeta Isaia che vi citavamo prima. Che accadrà, quando arriverà il Messia? L’immagine è tutta dedicata agli animali nelle Sacre Scritture. Lupi e agnelli che vivranno insieme, i leopardi e i capretti, vitelli e leoncelli, mucche e orsi… Per l’uomo, una sola, magica pennellata che decreta tutto: nessuno farà azioni malvagie o ingiuste.

Sentiamo Alessandra che chiama:

Susieeee

Dal fondo del pascolo una macchia festosa si fa sempre più vicina. E’ il cinghialino che accorre per farsi fare le coccole. Sempre che Rosa glielo consenta, perché anche il maiale reclama attenzione e grattini.

I cinghiali, quelli su cui sentiamo tante polemiche, campagne, grida. Vi affideremo un altro episodio tra pochi paragrafi. Ma intanto ci poniamo qualche domanda. Perché ci indisponiamo pensando quasi che ci venga rubato lo spazio? Quando un animale, selvatico e non solo, ci attraversa la strada oppure osa compiere altri movimenti in ciò che crediamo il nostro territorio.

La terra è di tutti e un video che abbiamo trovato, ce lo ricorda con ammirevole realismo, in Toscana.

Noi, fragili creature

Ma torniamo al Rifugio Miletta. Il Paradiso sulla Terra non è un idillio che cala dall’alto. E’ una conquista fatta di sacrifici, amore, dedizione.

A voi chiediamo altro, come è successo a noi: di lasciarvi mettere in crisi. Rimanete immobili, per qualche istante, nel campo dove gli animali – tutti gli animali – mangiano, si riposano, corrono, scherzano, bisticciano.

Vivono.

Dopo pochissimo, forse vi sembrerà che tutti guardino voi. Come in una folla, in un ambiente di soli esseri umani, vi sentirete osservati, fino a provare un senso di disagio, forse persino di pericolo anche se non ve n’è alcuno, perché credete, crediamo di essere diversi (solitamente migliori). All’improvviso, forse vi sentirete incredibilmente soli e fragili come è accaduto a noi.

Lo siamo.

Perché siamo animali.

Poi, una capra si avvicina e vi scruta con maggiore sfrontatezza, per non chiamarla più opportunamente sincerità. Finalmente, potrebbe sfuggirvi un sorriso. I vitelli Ercole e Attila stanno a maggiore distanza, ma non hanno bisogno di esibirsi sotto il vostro sguardo: possenti, con una loro fragilità originaria che non li abbandona, consumano il proprio pasto. 

Un daino e un capriolo se ne stanno ancora più in disparte, ma  Gaston viene ad affidarvi la sua storia. Viola, no: questo maiale con una sua personalità tosta si sdraia nel rivolo di acqua fresca, nonostante il caldo estivo sia già evaporato. Poco lontano, il vitello Victor succhia avidamente il latte e la cavallina Fiaba vorrebbe contendere non tanto quel pur ambìto nutrimento, bensì le stringhe del fotografo.

Non è più disagio, è crisi, quella buona, che comincia a porvi delle domande. A noi è successo così. Ci è parso di essere un corpo estraneo per un po’, ora ci sentiamo di essere parte di qualcosa.

Siamo tutti creature. Tutti fragili, tutti capaci di poter vivere insieme.

E quando così riconosciamo di essere, tutti alla mercé dell’altro e alla portata di una carezza, il disagio si scioglie. Siamo tutti insieme, sulla medesima Terra e gli sguardi ci chiedono di riconoscerci.

Siamo tutti madri. Lo vediamo, viaggiando nei luoghi e nei tempi, da due cagnolini che si ritrovano, come mirabilmente ci narra in Sardegna la clinica Due Mari che ha conquistato l’affetto e il seguito dopo aver salvato il cane Palla.

La estrema familiarità dimostrata da Minny e Topolino in queste immagini, a nemmeno tre giorni dalla loro riunione , ci dimostra in modo inoppugnabile che si sono riconosciuti . Non bastano quattro mesi per dimenticarsi di un figlio e di una madre. 

D’accordo, direte, sono due cani. Non tutti gli animali sono così. Ci affidiamo a Plutarco, per una risposta.

L’amore degli squali per i propri piccoli non è inferiore a quello di nessuno degli animali più mansueti quanto all’intensità dell’affetto e della tenerezza.

Plutarco (Del mangiare carne)

Il nome oltre la specie

Ma qui siamo in un’oasi di nome Rifugio Miletta dove la realtà fuori non si può nascondere. A volte siamo in pericolo, noi animali. Spesso. La civiltà ha un prezzo e una rapidità che ci travolge, veicoli che divorano la strada, pallottole che attraversano l’aria, vetrate che infrangono i voli, rassicurazioni finali sul fatto che si è sempre fatto così: che gli animali (gli altri animali, sempre gli altri) sono al nostro servizio.

Allora cadiamo, annaspiamo, chiediamo aiuto. Talvolta, siamo fortunati e chi ci ferisce, non voleva farci del male e chiede i soccorsi; altre, non si ferma, anzi. Altre ancora, ci sono testimoni che si ribellano e chiedono aiuto.

Qui  si scrive una pagina fondamentale del Rifugio Miletta, scandita da quattro lettere: Cras.  Dal gennaio 2016, infatti, è diventato Centro di recupero degli animali selvatici, riconosciuto dalla Regione Piemonte. Ciò significa essere a disposizione 24 ore su 24, sette giorni su sette, per salvare vite: basta che squilli il telefono al numero 3463132222.

Una missione possibile grazie anche a un altro sì, spassionato e generoso, pronunciato dai veterinari. Mai una sosta, per nessuno di coloro che sono impegnati  in questa sfida buona per la vita.

Alessandra ci confidò di aver fatto persino una vacanza: nel 2012.

Ci sono una ventina di volontari assidui e altre persone che si affacciano sul Rifugio Miletta, si emozionano, si interrogano, vogliono essere utili. Tutte le storie sono narrate con efficacia sincera sui social network, anche perché la vita di questi animali, ciascuno con un nome oltre la specie, va narrata con delicatezza, protetta, accudita.

Come quella di Eva. La mucca che scese nell’erba, il nome che evoca la prima per conto di tanti trattati da ultimi sulla Terra, finché sono arrivati qui, in un Paradiso terrestre. E dal loro incontro non si può non lasciarsi scuotere nelle proprie convinzioni, qui su questa Terra. Almeno riflettere, per qualche istante.

E dunque quale pranzo che comporti l’uccisione di un essere vivente non è un eccesso?

Plutarco

La paglia nel presepe

E’ possibile cercare di preservarlo, quel Paradiso, aiutando il Rifugio Miletta a sostenere le ingenti spese. Anche offrendo paglia e fieno, agli animali selvatici attraverso il rifugio, invece di infilarne solo qualche filo nel presepe natalizio, ad esempio. Compiere un gesto semplice e preciso, mentre ci fermiamo a pensare all’armonia perduta e da ritrovare.

Francesco, dunque, non temeva il lupo, perché giudicava l’aggressività di quest’ultimo una risposta all’aggressività dell’uomo. Riteneva infatti che, qualora l’uomo non facesse alcun male (agli animali e, possiamo supporre, alle piante ed ogni altra creatura), non sarebbe neppure aggredito e l’universo tornerebbe a quella suprema armonia che regnava nel paradiso prima che i progenitori disobbedissero a Dio.

Felice Accrocca – Arcivescovo di Benevento

C’è una creatura di nome Eva, che ha chiesto solo di sfiorare l’erba e di prendersi cura di coloro che le ricordavano i suoi vitellini, anche se ormai sono grandi, molto più grandi. Una delle tante creature che ci chiedono a gran voce di aiutarle a riportare quell’armonia anche oltre i confini del Rifugio Miletta. Perché chi è entrato nel Paradiso e ha sfiorato quelle promesse, poi difficilmente può scordarsene nella vita sulla “terra”.

Qui si scrivono tante storie, perché le si vivono profondamente. Specialmente nel soccorso animali, spesso è una corsa disperata contro il tempo. Questo inverno, si è cercato di salvare la vita ad Alaska, agnellino abbandonato al gelo, invano. Le bestiole investite, non si riescono a salvare tutte, anche per via dei comportamenti sbagliati subito dopo l’incidente, che già tracciano un epilogo triste. Ecco perché è prezioso seguire le regole del già citato Cras quando avviene un incidente.

Ma quante altre storie lottano tra la malinconia e la speranza. Come nel giugno 2019, quando viene prestata assistenza a una cinghialina di quattro mesi, falciata da un’auto. In quegli istanti, c’è un’immagine che viene dipinta dal rifugio e che resta conficcata nel cuore.

La sua famiglia ha aspettato che lei li raggiungesse al di là della strada, chiamandola ripetutamente… sono rimasti ad osservarla fino a quando non l’abbiamo portata via.

Tutto questo amore, che non conosce specie, scorre nell’impegno quotidiano del rifugio che deve affrontare spese ingenti, grandi sforzi, per vivere e consentire di vivere come la natura vuole, come si potrebbe vivere tutti insieme.

E per spiegarlo ancora una volta non con le nostre povere parole, bensì con i fatti, sbirciamo la gazza Arsenio, che si prende cura a modo suo della capra Betta, capace di muoversi grazie a un provvidenziale carrellino costruito dagli uomini. Quest’alleanza straordinaria, questo crollo di confini tra ciascuna specie, qui profuma di normalità. Betta ha una vita normale grazie a tutto ciò e non conosce la discriminazione.

Ci viene da chiudere con una frase che abbiamo sentito in questi giorni nel film “Pinocchio” di Matteo Garrone, dove i confini tra le differenti specie si sciolgono. Quando Geppetto e Pinocchio sfuggono alla balena e vengono tratti alla riva dal tonno. Geppetto-Benigni – dopo aver visto anche la commozione del pesce, che riceve un bacio, il suo primo bacio, dal figlio – commenta:

Questo tonno è proprio una bella persona.

Peccato non avergli parlato, nel “soggiorno” sulla balena, sussurra il buon Geppetto.

Peccato non averlo ascoltato, ogni essere vivente, mormoriamo noi. Peccato aver perso la strada del Paradiso: ma chi l’ha anche solo sfiorata, la può ritrovare. Non si tratta di scoprire l’umanità degli animali, bensì di sperare che gli umani possano ancora trovare un’anima.

Il Paradiso non può attendere: AIUTATE IL RIFUGIO MILETTA